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560Sovr’esse i brani di sanguigne carni.
Ardele il vecchio, e di fiammante vinom
Le irrora al fuoco d’arbori spaccate:
E gli porgeano lesti i garzonetti
Di cinque forche i spiedi. Incese l’anche
565Prelibano i precordi; e l’altre membra
Fur tronche in parti e ne’ schidoni infisse,
E maturate al fuoco. Tutte cose
Sgombrano quindi; e fu perfetto il rito.
Onde al banchetto assettano le mense
570E abbondò il cibo compartito. Or quando
Fu d’esca lieto e di bevande il core,
Di vin le tazze i giovani coronano,
In volta ministrando; il coro a’candidi
Augurii liba, e quanto l’ore splendono
575Placano tutti l’Immortal co’cantici;
E il bel peana i giovanetti Danai
Van geminando e celebrando Apolline,
E l’inno, o Febo, t’esultò nell’animo.
     Già si chinava il Sole, e le tenébre
580Prendean le cose. A’ vincoli del legno
Tenne il sonno gli Achei. Ma quando apparve
La figlia del mattin, rosea le dita,
Incontanente all’accampate genti
Sciolsero; e Febo li traea dal porto
585Con agevoli fiati. Alzan l’antenna,
E candide vi spandono le vele