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Il sapïente Ulisse a piè dell’ara
Per man la guida e gli favella: O Crise,
535Il re de’ forti Atride a te m’invia
A tornarti la figlia, e a pregar pace
Da Feho a noi con la devota greggia,
Perch’ei travaglia di gran duol gli Argivi. —
E nelle man ripose al sacerdote
540La figlia: giubilando egli la strinse.
Quindi all’altar solennemente instrutto
Schierata l’ecatombe, e co’ lavacri
Abluendo le mani, e il sacro farro
Commisto al sale, in mezzo a tutti Crise
545Levò le palme al cielo e mandò il voto:
O dall’arco d’argento, odimi! o Sire
Propugnator di Crisa, o alla beata
Tenedo e a Cilla correttor sublime!
Già al mio pianto inchinasti, ed onorando
550Me sacerdote tuo, fosti agli Argivi
Gran lutto. Or compi la seconda prece!
L’iniquo morbo sugli Achei perdona.
     Tal supplicava; e l’udi Febo Apollo,
Pregaron gli altri, e cospargendo il farro,
555E torte in alto all’ostie le cervici,
Gemìa nel sangue lo sgozzato armento;
E lo traean de’ velli, e giù da’ lombi
Smembrâr le cosce che di doppia falda
D’adipe ricopriro, accumulando