Che del fulmine gode, e ad esorarlo
D’Olimpo i gioghi salirò nevosi.
Tu, crucciato agli Achei, tienti alle navi
Lungi dall’arme. Fra gli Etïopi santi 510Scese nell’oceàn ieri a convito
Giove; e seguaci avea gli altri Beati.
Lui nella reggia edificata in bronzo
Rivedrà il cielo al dodicesmo giorno:
Ivi n’andrò; ravvolta ivi a suoi piedi, 515Forse, o ch’io spero, esulterà al mio voto. —
E, ciò detto, si parte; e l’abbandona
Pur con tutti i pensieri alla perduta
Vergine insigne d’elegante cinto,
E l’onta in petto e il rapitor gli freme. 520Al condottier dell’ecatombe sacra
Crisa intanto appariva, e già i capaci
Vadi del porto la carena attinge.
Chi raccoglie le vele, e ne’ riposti
Del naviglio le piega; altri accorrendo 525Alle stridenti sarte entro la nicchia
L’alber declina; altri co’ remi a terra
Affrettano la prora; e la profonda
Ancora, e il fune le raffrena il corso.
E i Danai popolar vedi le prode; 530E al Lungi-oprante l’ecatombe esposta,
E dal naviglio ondivago discendere
Criséide. In petto all’amoroso padre