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L’eccelso delle nubi adunatore,
480Quando Saturnia e il magno Enosigeo,
Palla Minerva e gli universi Olimpii
Gli congiurâr catene; e tu accorrevi
E il liberavi, o Dea, ratto appellando
Fino all’Olimpo altissimo il Centimano
485Egeòn da’ terrestri, e Briaréo
Nomato in cielo, ei che i Tartarei vince
Tuttiquanti di posse; ed esultante
Del nuovo onor, sedea propinquo a Giove
Sgomentando gli Eterni; e quei posaro.
490Ciò tu gli membra, e siedi, e all’Immortale
Cingi i ginocchi onde all’Iliache squadre
Di tanto arrida, che a’ navigli e all’onde
Incalzati, addossati, trucidati
Del loro imperador godan gli Achei,
495E quel superbo in tanto rio si accorga
Se il vitupero gli giovò d’Achille.
     Udialo Teti lagrimando, e, oh figlio,
Dicea, se mi nascevi a dì sinistri
Deh perchè t’allattai? Ohimè alle spalle
500T’incalza il fato: almen posassi illeso
E senza pianto! Ma tu corri a morte,
E più ch’altro mortal vivi infelice
Perch’io ti partoria dentro le stanze
Del mio Peleo con miserandi augùri.
505Udrà il lamento mio l’Onnipossente