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Mi siete d’anni: Oh! con più forti io vissi
Di voi più forti, nè fui loro a sdegno,
315Eroi che mai più non vedrò. Chi fôra
Or a Cenéo simile, e ad Essadìo
Chi a Piritòo? Chi sosterria quel grande
Pari a Dio Polifemo, o il correttore
De’ popoli Driante, e chi Teséo
320D’Egéo figliuolo arieggiante i Numi?
Quei fra terrestri eroi crescean gagliardi,
Gagliardi, e con gagliardi erano in guerra,
E immani di montagne occupatori
Ei trafiggeano orrendamente. E anch’io
325Lungi dall’Apio suolo uscii di Pilo
Con elli, e m’invitaro, e gli ebbi amici,
E a mio poter pugnai; ma più non pasce
La genitrice terra umano corpo
Che li affrontasse; e non per tanto amico
330Porgean orecchio alle sentenze mie;
E per lo meglio m’obbedite or voi.
Benchè in te sia più di possanza, al prode
Non rapir la donzella onde il fe’ lieto
La prole Achea. Ne tu, Pelide, al Sire
335Mover battaglia con avversi Numi
Chè in maestà tu nol pareggi. A lui
Giove lo scettro del sovrano impero
Diede e la gloria. Forte sei; d’un Nume
Fatal prole sei tu: ma venerato
340Frena più genti, ed è più grande Atride: