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Niuno rispose: chi sarà che freni
260Questa mia ribollente alma dall’ira
Chi se non tu figlia di Giove? e certo
Clementi siete a chi v’ascolta o numi!
E obbediente il poderoso pugno
Sull’else argenteo rallentava e tutto
265Il gran brando ridiede alla vagina.
E tu diva tornando al luminoso
Trono del padre ed all’olimpio coro
Trascorrevi le immense aure de’cieli.
     Ma il furor non tacea del divo Achille,
270E Atride saettò d’acri parole:
Beone, occhio di cane, alma di cervo,
Nè col popolo t’armi alla battaglia,
Nè mai col nerbo de’ guerrier t’attenti
D’ire ad aguati, ch’ei t’è morte al core.
275Giova ben più di pompeggiar per l’ampio
Esercito de Danai, e a chi t’oppone
Schietta parola rapinar le spoglie:
Re del popolo tuo divoratore,
Perchè imperi ad imbelli; ultimo certo,
280S’ei fosser prodi, oggi saria l’insulto:
Or odi me, ch’io fo gran sacramento.
Per questo scettro, a cui ramo nè foglia
Rinverdirà più mai, da che il suo ceppo
Lasciò ne’ monti, e lo nudava il rame
285Di fronde e di cortecce, ed or fa sante