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     Disse. Temeva, ed ubbidì al comando,
E muto al lito andò del mar fremente,
45Seco gemendo il vecchio, e supplicava
A Febo re, cui partorì la Dea
Dalle trecce bellissime Latona:
O dall’arco d’argento, odimi! O Nume
Ch’hai Crisa in guardia; o all’ammiranda Cilla
50E a Tenedo possente imperadore.
Sminteo! Se mai di tetto io proteggeva
Il tuo splendido tempio, e se di capre
Vittime t’arsi o pingue anca di toro,
Questo voto m’adempi! i pianti miei
55Scontino i Danai per le lue saette.
     Sì disse orando: e l’udì Febo Apollo.
Da’ vertici d’olimpo acerbo in core
Precipita; alle spalle agita l’arco
E tutta chiusa la faretra; i dardi
60Van tintinnando al dorso dell’irato
Mentre movea simile a notte: ai legni
Piantasi in vista, disfrenando il dardo,
E orrendo un suon mandò l’arco d argento.
Pria le vite de’ muli e i can veloci
65Quindi gli uomini investe. Ardean frequenti
Di perpetui cadaveri le pire
Scorrean mortali le saette il campo
Per nove giorni. Al decimo il Pelide
Convocò l’oste, e tu candida Giuno