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Zappi. Di Imola: scrittore gentile, ma che spesso, cercando vezzi, va nel lezioso: qui no; l’idea, e la esposizione sono affettuosamente e correttamente graziose. Oggi si canta questo sonetto in Italia mosso in musica dal maestro Asioli. Faustina Maratti moglie dello Zappi ottenne grido di poetessa e non senza merito; ma allora per miseria dell’Italia, il far versi e rime riputavasi gloriosissimo studio. Fiorì intorno al 1720 la scuola Bolognese; il Ghedini, i due Zanotti, ed Eustachio Manfredi egregio matematico e poeta più caldo degli altri. Non ho a mente veruno dei loro sonetti; ma in complesso furono scrittori più corretti che animati; e volendo purgare la poesia dalla gonfiezza del secolo addietro, caddero nel vizio contrario e la dissanguarono.

Bentivoglio. Casato d’illustre famiglia bolognese trapiantatasi a Ferrara. — Il sonetto, sì per la novità, l’ingenuità, l’invenzione, e il sentimento ilare insieme e patetico; sì per la disposizione, per la scena e freschezza campestre del quadro, e pel movimento degli attori, è vaghissimo. È vero; il sentire assai pietà degl’innamorati; l’ascoltare i loro secreti lamenti; e il volerli aiutare, induce spesso, e segnatamente le giovani donne ad ardere della febbre che tentano di guarire negli altri. — Avene vuol dire canne, e più cannucce diseguali commesse con della cera; formano anch’oggi la sampogna de’ pastorelli — al manto fuori — in vece di dal come s’usa; o di del come dovrebbesi usare: pure in questo luogo è licenza contro la grammatica, non contro la poesia; anzi ha garbo.

Qui pure m’è forza a lasciare un’altra lacuna, benché dal 1740 in poi fiorirono de’ sonettisti insigni, e non pochi; fra i quali il Frugoni, il Salandri e il Cassiani sono degni delle lodi maggiori. L’ultimo ne’ pochi sonetti da lui pubblicali ridusse questo componimento a quadro e forse con assai troppa cura; o per conseguire esatezza pittorica pre-