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a modo di danze; che dagli antichi immaginarono che ogni cosa si muova regolatamente per leggi di musica e che il mondo sia tutto una cetra. — Questa del Tasso è davvero composizione magnifica; e forse unico quell’ingegno eminente poteva attentarsi di frammischiare il suo amore particolare, come e’ fa negli ultimi versi, senza nondimeno impiccolire il soggetto che abbraccia tutto il sistema dell’universo.

Ora nelle vicende della italiana poesia, e nella mia memoria trovo una grande lacuna. Per quasi cent’anni dopo la morte del Tasso, l’arte s’imbarbarì; sì perchè le armi, i costumi e la letteratura spagnuola inondarono tutta Italia; sì per l’ingegno prepotente del Marino il quale; cercandosi novella via, traviò; e tirò seco gli altri a smarrirsi. Tuttavia lasciò alcuni sonetti purgati; fra’ quali uno su la miseria dell’uomo; e comincia:

Apre l’uomo infelice allor che nasce:

e termina

Dalla culla alla tomba è un breve passo.

ma non l’ho tutto a mente. Due felici ingegni di quella età scansarono la universale barbarie: l’uno, è il Chiabrera che ritrasse le odi al genio antico du’ greci; e ne scrisse alcune insuperabili; ma ne’ sonetti fu maestro mezzano: l’altro, è il Tassoni; non però so che abbia lasciato sonetti fuorchè satirici.

Tassoni. Modanese: Acre e libero ingegno; illustre per la Secchia rapita, poema contro le ire municipali d’Italia, nel quale lo stile eroico ed il satirico fanno un terzo stile tutto nuovo; di che nondimeno abbiamo il primo esemplare nella Guerra delle Rane e de’ Topi, poemetto Omerico. Ma il Tassoni ampliò i confini di questa specie di poesia, e fu secondato nobilmente dal Boileau nel Lutrin, e graziosamente dal Pope nel Riccio rapito. — Qui il Tassoni dipinge in istile affatto comico un sudicio avaro. — Il Piovano Arlotto era un antico prete di contado in Tosca-