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VIII.
E tu ne’ carmi avrai perenne vita
Sponda che Arno saluta in suo cammino
Partendo la città che del latino
4Nome accogliea finor l’ombra fuggita.
Già dal tuo ponte all’onda impaurita
Il papale furore e il ghibellino
Mescean gran sangue, ove oggi al pellegrino
8Del fero vate la magion si addita.
Per me cara, felice, inclita riva
Ove sovente i piè leggiadri mosse
11Colei che vera al portamento Diva
In me volgeva sue luci beate,
Mentr’io sentia dai crin d’oro commosse
14Spirar ambrosia l’aure innamorate.