Pagina:Opere scelte di Ugo Foscolo I.djvu/97

60

minime cose, e di trasformare il falso nel vero, e il vero nel falso; l’ozio, la vanità, l’avidità accrebbero la moltitudine degli scrittori; invano la natura esclamava: Io non ti elessi al ministero di amministrare i tuoi concittadini: l’arte lusingava, insegnando a non errare, perchè giudicava gli scritti derivati dalle passioni degli altri; ma l’arte non parlò più alle passioni, perchè non le sentiva; la fantasia, destituta dalle fiamme del cuore, si ritirò fredda nella memoria: destituta dal criterio, inventò mostri e chimere; e la facoltà della parola si ridusse a musica senza pensiero.

XII. Poiché i suoni e i significati degli idiomi si trasfusero nelle combinazioni degli alfabeti, questo ritrovato perfezionò la facoltà di pensare e i mezzi di abbellire e di perpetuare il pensiero. Le norme dello stile germogliarono spontanee da quelle della favella, perchè hanno radice negli organi intellettuali dell’uomo, mentre le regole accidentali secondavano la tempra d’ogni lingua e l’ingegno degli scrittori, finchè l’uso e il consenso valsero a convalidarle. Intanto il tempo e le vicende, svelando molti arcani della legislazione teologica, dileguarono le prime illusioni; pero la poesia seguì a confortare con l’entusiasmo, con la