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le scienze essendosi rivendicato il diritto d’illuminare la mente, alle arti letterarie non resta che l’ufficio di dilettarla. È vero: il tempo trasforma il creato; ma il tempo non può distruggere nè un atomo dell’universo: e voi tutti che derivate le vostre sentenze dalle mutazioni degli anni, ed i vostri diritti dalle distinzioni dei nomi, avvertite che l’essenza delle cose non muore se non con esse, e che se talvolta possono sembrare impedite, non perciò sono sviate dalle loro tendenze. Non vive più forse nell’uomo il bisogno di rendere con le parole facile all’intelletto ed amabile al cuore la verità? qual taciturna contemplazione può apprendere ed insegnare questo nostro sapere che ci fa sempre più superbi e più molli? le nostre passioni hanno forse cessato d’agire, o le nostre potenze vitali hanno cangiata natura? e le scienze morali e politiche, che prime ed uniche forse influiscono nella vita civile, perchè sole possono prudentemente giovarsi delle scienze speculative e dell’arti, a che prò tornerebbero se ci ammaestrassero sempre co’sillogismi e coi calcoli? L’uomo non sa di vivere, non pensa, non ragiona, non calcola se non perchè sente; non sente continuamente se non perchè immagina; e non può nè sentire, nè imma-