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rulamio, meditando di rivendicare alla filosofia l’umano sapere manomesso dall’arguzia degli scolastici, chiese norme alla natura, e le trovò in quelle favole pregne della sapienza morale e politica de’primi filosofi1. Per esse il Vico piantò vestigi verso le sorgenti dell’universa giurisprudenza, ed acquistava primo la meta, se la contemplazione del mondo ideale non l’avesse talor soffermato, e se la povertà, compagna spesso de’grand’ingegni non precedeva il suo corso2. Per esse e dai loro simboli fu dal Bianchini desunta un’istoria universale, di cui l’Italia non seppe in cent’anni nè profittare nè gloriarsene3; ma che fu seme in terra straniera all’istoria filosofica delle religioni, egregio libro, quantunque alla ragione di quei principii bastasse men pertinacia di sistema, ed eloquenza più riposata e più parca4.
XI. Odo rispondere, che la teologia legislatrice e la poesia storica si dileguarono con le opinioni e con l’età per cui nacquero, e che