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rato se non dalla parola che sola svolge ed esercita i pensieri e gli affetti dell’uomo. Ma perchè quei che amministrano i frutti delle altrui passioni sono uomini anch’essi, e quindi talvolta non veggono la propria nella pubblica prosperità, la natura dotò ad un tempo alcuni mortali dell’amore del vero, della proprietà di distinguerne i vantaggi e gl’inconvenienti, e più ancora dell’arte di rappresentarlo in modo che non affronti indarno, nè irriti le passioni dei potenti e dei deboli, nè sciolga inumanamente l’incanto di quelle illusioni che velano i mali e la vanità della vita. Ufficio dunque delle arti letterarie dev’essere e di rianimare il sentimento e l’uso delle passioni, e di abbellire le opinioni giovevoli alla civile concordia, e di snudare con generoso coraggio l’abuso e la deformità di tante altre che adulando l’arbitrio de’pochi o la licenza della moltitudine, roderebbero i nodi sociali e abbandonerebbero gli stati al terror del carnefice, alla congiura degli arditi, alle gare cruenti degli ambiziosi e alla invasione degli stranieri. E appunto nell’origine della letteratura, quando ella emanava dalla divinazione e dall’allegoria, vediamo contemporanee al potere dello scettro e degli oracoli la filosofia che esplora tacita il vero, la ragione po-