nel Lazio tanti nomi o riti ed allori quant’erano le umane necessità. Le vedove sedenti sul sepolcro de’figli offerivano alla luna corone di papaveri e lagrime, placandola col nome di Ecate1: a lei, chiamandola Trivia, ululavano nelle orrende evocazioni le pallide incantatrici2: a lei, chiamandola Latmia, si volgeano le preci del pellegrino notturno e del romito esploratore degli astri3: a lei gli occhi verecondi e il desiderio della vergine innamorata4: a lei che rompea col suo raggio le nuvole, fu dato il nome di Artemide, e i primi nocchieri appendeano nel suo tempio dopo la burrasca il timone, cantandola Diana dea de’porti e delle isole mediterranee, cantandola Delia guidatrice delle vergini occanine5; a lei sull’ara di Dittinna votavano i cacciatori l’arco, la preda e la gioia delle danze6; e l’inno di Pindaro la salutò Fluviale7; la seguiano le
- ↑ Virgilio, Georg., lib. IV. vers. 502.
- ↑ Orazio, Epodi, Ode V, vers. 52, Od. XII, ver. 3.
- ↑ Ateneo, lib. XIII, ove narra «che ’l Sonno, ottimo fra gl’iddii, addormentasse Endimione, ma con le palpebre dischiuse», perch’egli nella tranquillità fissasse gli sguardi perpetuamente ne’ moti celesti.
- ↑ Teocrito, Idilio II, segnatamente verso la fine.
- ↑ Callimaco, Inno a Diana.
- ↑ Omero, Inno a Venere, vers. 19.
- ↑ Pitica XI, vers. 12.