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sensazioni1. Fuggono ai sensi le forme reali e le sostanze degli oggetti, nè si discernerebbe il vero dal falso, nè si bilancerebbe il vantaggio apparente col danno nascosto, se non si oltrepassassero l’esterne sembianze, le sole ad ogni modo che i sensi possono imprimere nella mente. Quindi la ragione al difetto d’immagini acquisite provvide co’ segni della voce, inventati ne’primi bisogni dall’arbitrio dell’analogia, poi migliorati dall’esperienza e sanciti dalla utilità. Cosi, poiché furono idoleggiate con simboli e con immagini molte serie di fatti, si desunsero le idèe del dovere e del diritto, ma come raffigurarle in tanto tumulto di reminiscenze, di passioni e di fantasmi annessi

  1. È sembrato ad alcuni che questa tesi sia falsa, e che basti a smentirla un’occhiata alle scuole de’sordimuti di Parigi, Genova, e Milano. Ma ove ben si consideri provano queste istituzioni che la ragione è un’emanazione del linguaggio, e che è dessa più o meno perfezionata a misura che è più o meno perfetto il sistema de’segni rappresentativi de’nostri pensieri. A provare l’errore di coloro che pretendono doversi qualificare l’animale umano dalla ragione e non dalla loquela, basta il riflettere che l’infante non ragiona, e che i più fra gli adulti sono quelli che sragionano: dal che si può rilevare che, dicendo il popolo, che l’uomo nasce colla ragione, che tutti hanno la ragione, o sono dotati della ragione, non altro vuol significare se non che tutti hanno la naturale disposizione o forza di rendersi suscettibili di dedurre i ragionamenti.