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drice ed ospite delle muse, di parlare oggi dinanzi a voi tutti, gentili uditori, dell’Origine e dell’Ufficio della Letteratura.

II. Però ch’io stimo che le origini delle cose, ove si riesca a vederle, palesino a quali uffici ogni cosa fu a principio ordinata nella economia dell’universo, e quanto le vicende de’tempi e delle opinioni n’abbiano accresciuto l'uso e l'abuso. Onde sembrami necessario di investigare nelle facoltà e nei bisogni dell’uomo l’origine delle lettere, e di paragonare se l’uso primitivo differisca in meglio o in peggio dagli usi posteriori, e quindi scoprire, per quanto si può, come nella applicazione delle arti letterarie s’abbia a rispondere all’intento della natura. All’intento della natura chè ella, e non dà mai facoltà senza bisogni, nè bisogni senza facoltà, nè mezzi senza scopo; e non dissimula talvolta l’ingratitudine e i capricci degli uomini, se non se per ritrarli a pentimento, scemando loro l’utile e la voluttà nelle cose che l’orgoglio di quei miseri si arroga a correggere. E stimo inoltre che non ad altro uomo i pregi e i frutti di un’arte evidentemente appariscano, se non a chi sappia quali ne sieno i doveri, e quanto richieggasi ad adempierli virilmente, e come influiscano alla pro-

Fosc. Op. Scelt. 2