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prete, o che frate doveva egli riescire con quella violenza di passioni, con quel suo sfrenato carattere? Qual pulpito avrebbe potuto resistere a’ suoi scalpiti, a’ suoi gesti da ossesso? ecc. — E più oltre. — La fortuna, io credo, ci salvò da un nuovo don Fracasso o don Tempesta del Ricciardetto — .

Alla pagina 65 riportate un sonetto, dal quale tirate l’induzione che Foscolo perdesse nel triennio repubblicano un fratello suo maggiore, che questo suo fratello, da quello che avete inteso, avesse la sventura di por fine da sè alla sua vita, e che questa catastrofe di famiglia gli fornisse l’idea del suicidio del suo Jacopo Ortis.

Ugo era il primogenito de’ suoi fratelli, quindi non ne aveva dei maggiori, e Giovanni, terzogenito, di cui voi intendete di parlare, non si uccise, ma morì a Venezia nel 1801 d’infiammazione ai polmoni.

Alla pag. 59 fate che Foscolo prenda un violento amore per una giovine romana, che voi senza nominarla, disegnate chiaramente per Teresa M., poi alla pag. 60 soggiungete, che pare che questo suo amore fosse corrisposto ma rimanesse insoddisfatto per circostanze che si opposero all’onesta sua meta; che egli ostentò di