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satori ciarlieri delle proprie parole I vocaboli scritti per vezzo in varie maniere, egualmente temile corrette; creando suoni alquanto diversi, hanno il medesimo significalo nè più nè meno: e i loro esempi giustificarono l’affettazione contagiosa fra’ moderni scrittori, e tennero perplessa lfortografìa 3.-* La prodigalità di parole, che sembrano profuse meno ad esprimere che a definire le idee; e quanto lo scrittore più affannasi a farsi intendere, tanto più confonde la sua mente e l’altrui: orla verbosità è più nojoa negl’imitatori del Boccaccio, che professano di scrivere storia. . .


1tConciossiacosaché tu incominci por ora quel viaggio, del quale io lio la maggior parte, siccome tu vedi, fornito, cioè questa vita mortale, amandoti io assai, come io fo, ho pro|>o sto mero medesimo ... «Casa Cìalnt. 2tArmenia, Erminia: Virgilio, Vergilio: Siciliano, Ci< iliano: Venezia, Vinegia: di finire, dì/in i re: c hiu n die, e dovutiche, esilia Iti; e il Varchi n’e innamorato, invece di chiunque. «dovunque — e il Davanzali risquotere, equore per riscuotere, e cuore— • e il Dcmbo sempre opinione, il Varchi oppcnione; il Sa 1 v iati opin ione; ma il Salviati cheunque, gl’altri qualunque. E comecché molte di queste voci sieno oggi costrette a scrittura uniforme, più molte tuttavia lussureggiano, accarezzato in grazia della varietà che ne risulta alla dizione. FI Mi DEL VOLUME PRIMO.