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alla virtù mostrata e mai meritamente ricompensata. E voi certamente eravate tale da disimpegnare con maestria l’intrapreso incarico. La lontananza in cui vivo dall’Italia, non mi permise prima d’ora di soddisfare all’ardente mio desiderio di conoscere l’opera vostra. Ma quale è stata la mia maraviglia e il mio dolore a un tempo, quando leggendola, scorsi che voi esagerando, o trasfigurando i fatti nella vita privata, presentate il vostro personaggio ora con colori atti a destare le risa, ora con quelli atti a destare il disprezzo per l’uomo che avevate in animo di onorare, e a cui l’amicizia, da quello che voi dite, vi legava da più e più anni! — Io non combatterò una verità filosofica, cioè che ogni cosa ha più aspetti dati dall’opinione dell’uomo che la contempla.

Sarebbe ingiustizia ed insania il voler che gli altri giudichino a norma dell’impressione che gli oggetti fanno su di noi stessi. L’onorevole canonico Riego, a quello che voi stesso narrate, e mille altri, stimavano ed amavano Ugo Foscolo con passione e tenerezza, e voi all’incontro non lasciate alcuna via e mezzo intento per renderlo oggetto di riso e di disprezzo: e ciò mi sembra naturale. — Non condannerò neppure il vostro giudizio erroneo e gratuito su fatti sui quali esistono mille prove