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Cortese Lettore


Lettore mio, un opuscolo non comporta proemio; ma perch’io ti voglio amico, m’intenderò teco d’alcune cose che ove non siano schiarite fomentano l’ostinazione di noi litigiosi mortali.

Quando sarai tentato di pigliare per ipotesi metafisiche questi, ch’io credo principii desunti da’ fatti, pregoti d’esaminare diligentemente te stesso, gli altri e le umane cose, e se non potrai applicare i principii nè spiegar l’arte con essi, condannami. Se poi l’attendere con esame e passione ti paresse troppa fatica, lascia stare il libercolo, ch’io, se puoi vivere senza imparare o se impari senza fatica, t’invidierò; solamente non maledire come fantastico e tenebroso l’autore, perchè avendo egli speso molti mesi a ridurre in poche ragioni l’infinite esperienze della sua vita, e moltissima carta e sudore a scrivere queste poche pagine, non è prudente che ci sia giudicato in pochi minuti.

Risponderai, che alla materia richiedevasi un libro; spendi dunque su l’opuscoletto la metà della cura e del tempo che vorresti concedere al libro. Chi non sa studiare non ci guadagnerà; bensì ne’ laberinti d’un trattato teorico smarrirebbe quel po’ di buon senso e di buon volere che egli ha; e questo m’è accaduto più volte. Ma chi sa studiare, o si accerterà prestamente della vanità de’ principii, o se li trova fondati, potrà da se stesso spiegarne la brevità con innumerabili esempi: così le conseguenze e le applicazioni, che sono i frutti migliori di sì fatte speculazioni, saranno tutte di suo merito ed uso.

Finalmente, o lettore, poichè tu devi ascrivere tutti gli errori dell’opuscoletto a me solo, pregoti di non ripetere l’afo-