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bilmente la follia e la superbia degli uomini. Se dunque, o giovani, volete ricavare il solo diletto che puro ed invidiabile può darvi la letteratura, giovatevi dell’esperienza e della filosofia. Quando uno scrittore è giunto a toccarvi d’ammirazione, a persuadervi l’anima a’ sentimenti più cari e più nobili dell’umanità, leggete la sua vita. Percorrete così la prosperità e la fortuna, gli errori e i meriti morali dei grandi ingegni, e la filosofia che li aiutò a divenire grandissimi artefici ed uomini ad un tempo meno infelici. E più ch’altri gli scrittori della nostra patria, di cui e con più fiducia potrete leggere le memorie storiche, e meditarle con più amore. I sommi scrittori vi saranno specchio di questa verità, che la morale letteraria è l’unico conforto degli scrittori.

L’infelice Torquato credeva che la grazia o lo sdegno del principe e de’ suoi cortigiani potessero accrescergli o scemargli i mezzi necessari alla sua vita, credeva che il plauso o il biasimo di alcuni letterati invidiosi e ciechi potessero influire alla sua gloria. Ah! se avesse pensato alle lagrime che il suo poema facea versare su l’amore d’Erminia, e su le ceneri di Clorinda; a’sensi eroici ch’egli eccitava con le virtù di Tancredi e di Solimano;