somma provvidenza appunto questa madre universale ordinò che tutti i mali annessi alla natura delle cose; e necessari al loro fine sieno non solo riparabili spesso, ma talora comportabili e dolci. Però vediamo le madri benedire i dolori senza de’quali non potevano stringere al loro petto un figliuolo, e vigilare le notti intere alla sua culla per procacciargli poche ore di sonno, e sacrificare e sostanze, e bel tà, e giovinezza, e salute per liberarlo dalle infermità e dalla morte, e sì questi dolori sono reputati dolci e onorati, che non tanto stimiamo la madre che li tollera con rassegnazione, quanto aborriamo come snaturata ed infame colei che al sentimento di altra passione, e sia pur nobile ed utile quanto mai, pospone gli affetti e i doveri di madre. Chi dunque è creato ad un’arte, non può mai dolersi de’mali che le sono annessi necessariamente; bensi dovrà ad ogni modo non accusare che se medesimo s’ei non li tollera, e se anzi non si giova di essi onde progredire nell’arte sua dalla quale soltanto la natura li comandò di sperare ogni soddisfazione dell’animo. E veramen te se v’è mortale che abbia da ringraziare la natura dei compensi ch’ella mesce a’mali necessari dell’arte a cui lo ha destinato, è certa-