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lissima forse fra tutte le altre sue, e v’erano in essa queste due strofe.

I.
A me disse il mio Genio
     Allor, ch’io nacqui: l’oro
     Non fia, che te solleciti:
     Nè l’inane decoro
     De’ titoli, nè il perfido
     Desio di superare altri in poter.
II.
Ma di natura i liberi
     Sensi ed affetti, e il grato
     Della beltà spettacolo
     Le renderan beato,
     Te di vagare indocile
     Per lungo di speranze arduo sentier.
     


E mentr’io stavami intento all’artificio mirabile di questi versi, e alla novità soprattutto dell’ultimo verso ed ardiva lodarli — oh! giovinetto, mi disse, prima di lodare all’ingegno del poeta bada ad imitar sempre l’animo suo in ciò che ti desta virtuosi e liberi sensi, ed