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se opinioni del mondo o le lusinghe della fortuna possano in alcun modo incepparle. A questo mirarono que’ versi del Parini nel sonetto diretto all’Alfieri.
Andrai se te non vince o lode o sdegno
Lungi dell’arte a spaziar fra i campi;
dacchè in fatti la lode accattata per troppo amore d’applauso dalla timida adulazione degli uomini, e d’altra parte il biasimo pieno di livore con cui l’invidia e la malignità tentano di tiranneggiare gli ingegni sorgenti, sono le prime cagioni per cui molti non fanno nè tutto l’uso, nè il migliore del proprio ingegno, e lo abbandonano o alla mollezza della lode o alla se verità del biasimo.
Ma al nome del Parini la memoria mi riconduce a’ miei anni fuggiti, che pur non sono mai tutti nè fuggiti, nè perduti quando serbiamo come tesoro alcuna utile cosa di quelle che abbiamo imparato a quel tempo. La prima volta ch’io vidi il Parini, e a me allora come dice Antiloco presso Omero:
Allora a me la Parca
Il decimo ed ottavo anno filava,
intesi da quel poeta già vecchio recitare un ode che egli avea composta di fresco, ed è la bel-