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se dolore e alla disperazione, come quando sono soddisfatti e nudriti partoriscono un piacere sicuro e una perenne soddisfazione. Così la natura che ci ha creati tutti all’amore e all’incanto inesplicabile della bellezza ci promette mille dolcezze anche nel solo vagheggiarle; ed ogni ostacolo ci affligge, ed ogni privazione forzata e perpetua ci fa smarrire sovente la ragione ed aborrire la vita. L’uso insomma inte ro, liberissimo e sicuro d’ogni nostra facoltà è il piacere maggiore, ed unico forse, a cui la natura ci ha destinati; nè v’è tesoro nè gloria nell’universo che possa pagare il sacrificio di quest’uso. Che se ad un uomo fosse dato per un mirabile artificio d’ali artificiali d’agguagliare il volo dell’aquila, e dominare dall’alto dell’Atmosfera tutta la terra soggetta, a patto però ch’ei rinunziasse all’uso de’ suoi piedi, e che non potesse più movere passo, quest’uomo non sarebbe fors’egli infelicissimo, malgrado la sua prerogativa su gli uomini tutti, dacchè dovrebbe per una facoltà artificiale e straniera ai bisogni ed agli usi della sua specie, perdere una facoltà naturale che quantunque volgarissima e comune a tutti, seconda nondimeno liberamente tutti i moti del suo corpo? Cosi avviene della facoltà d’un arte; l’amarla, il vagheggiarla, l’ono-