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pongono, saranno ad ogni modo liberali di stima e di gratitudine a quello storico, oratore o poeta che ecciterà in essi la cognizione del vero, l’amore del giusto, e i dolcissimi sentimenti della pietà e della virtù. Dunque seguendo unicamente danaro e fama, mal si consegue i vantaggi che la letteratura può somministrare alla patria; seguendo unicamente l’amore dell’arte non solo si reca utilità alla pratica, ma nel tempo stesso si acquista stima e riconoscenza; vero è che tale conseguenza del nostro ragionamento non potrà per avventura soddisfare che assai poco all’assunto di ritrarre l’arte in modo che ci renda meno infelici. Qualcuno dirà che la felicità che noi possiamo procacciare agli altri non è nostra in fine del conto, nè la stima e la gratitudine de’mortali è sempre sicura e si pronta da redimerci dalla povertà domestica e dalla oscurità in cui per alcun tempo giacciono anche gli ingegni più meritevoli.
Questa opposizione ci trae necessariamente a considerare i vantaggi che il letterato può procacciare non solo alla patria, bensì anche a se stesso malgrado l’ingratitudine della fama e del mondo, e cercarsi felicità nella soddisfazione dell’animo.
Uno spirito, o giovani, o per meglio dire un’istinto ingenito, arcano, e che ha un non so