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si sottomettendoti alla natura sarai certo di non essere nè lo schiavo, nè il tiranno degli uomini».
La massima filosofica che Marc-Aurelio come imperadore riportava alla politica, il letterato la applichi all’arte sua. Esamini primamente ciò che la natura e la fama domandano da lui; hanno domandato lo studio delle lettere e dell’eloquenza; egli dunque deve seguirlo e impararlo. Ma egli deve esercitarla quest’arte; ci ponga dunque quell’amore conveniente alla dignità dell’arte sua, perchè egli quanto più l’amerà, tanto più crescerà il progresso e l’onore dell’arte e quindi i vantaggi di chi la professa. Ma quali sono i vantaggi, poichè tu di’ che nè alle ricchezze nè alla lode, due cose si desiderate dagli uomini, può felicemente aspirare il letterato; palesa dunque quali sono i vantaggi? Molti, o giovani, e belli, ed onorati. e sicuri, e tali che derivano tutti quanti dalla virtù dell’arte, e non temono minaccia di scet tro, nè ira di sorte, ma tutti stanno ingeniti ed inviolati nel cuore del letterato.
E per procedere logicamente, dividiamo questi vantaggi, che non hanno che fare nè con l’applauso, nè col guadagno, in due specie: la prima quella che si arreca alla società del genere umano, la seconda quella che si procura al proprio cuore.