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che governò tutti i ragionamenti sì dell’orazione inaugurale, sì delle due lezioni da me datevi su la letteratura, e la lingua, e che governò questi miei discorsi su la morale letteraria, quello stesso principio ci guiderà alla meta che noi cerchiamo, e forse non si vagherebbe in tanti laberinti se si fosse sempre guardato al lume che ne porge. Ed è, che essendo la letteratura, la facoltà di diffondere e di perpetuare il pensiero. facoltà somministrata dalla natura all’uomo per mantenere le tante comunicazioni del suo stato essenzialmente sociale, deve rivolgersi interamente all’ufficio a cui la natura l’ha destinata; cosi crescerà bella e felice, e sarà di ornamento e di prosperità a’ suoi cultori, diversamente quanto più si devierà dal suo intento, tanto più andrà degenerando, e sarà sterile a chi la professa de frutti che prometteva, come appunto le piante più fertili si vanno isterilendo ove siano trapiantate in terreno che non sia proprio alla loro vegetazione.

La natura dunque dice al letterato; io ti diedi la facoltà di divenire eloquente perchè io voglio che tu esercitando le passioni degli altri, diriga la loro ragione; se tu così giungi ad adempire a’miei voleri, e sarai sodisfatto di te medesimo, ed avrai la estimazione e la gratitudine