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m’ebbe Cinea condotto Pirro col ragionamento a questo passo. — E che, disse, che mai c’impedisce ora di passarcela se vogliamo in fra le tazze, e le Muse, e le Grazie, e starcene in riposo fra noi conversando, se già senza darci veruna briga in pronto abbiamo quelle stesse cose per procacciare le quali siam per andare a sparger sangue, a sostenere fatiche, ad incontrar pericoli e a fare e a riportare molti mali? La conclusione del filosofo è veramente calzante, ma è pari a quelle di certi argomentanti che credono di avere sciolta la questione perchè non vedono tutti i nodi primitivi e secreti ne’ quali si avvolge; onde a torto dai moralisti è altamente lodato questo discorso di Cinea; perchè s’egli è ottimo per se stesso ove si guardi assolutamente e per così dire il diritto della filosofia, è non pertanto dannoso ed inutile ove si rivolga praticamente ed al fatto della natura. Perocchè la natura si ride di queste vane prediche ed esortazioni, ed ella che ha stabilito un moto perenne di cosa in cosa, hà anche ab eterno creati gli agenti secondari di questo moto, i quali, come abbiam detto, nelle cose umane sono le passioni degli uomini. Or poichè dunque vi furono e son sempre conquistatori dotati di facoltà e di bisogno di guerreggiare, l’estinguere in essi questa passione