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quel feroce conquistatore a non sperare e a non temere più nulla, a una solitudine ingloriosa, e colui che prima atterriva con un solo decreto, scritto con la sua spada, viveva poscia atterrito dai versi del Corano, e stanco e nauseato dalla gloria della terra, aspirava alla celeste beatitudine, e disperando di conseguirla la domandava versando lagrime e rileggendo atterrito dalla penitenza e dal digiuno il libro di Maometto. Carlo quinto si rinchiuse ne’chiostri dopo un regno sì glorioso, dopo sì felici conquiste; poi anelando la morte si fece seppellire e far l’esequie prima che fosse morto; ivi patì che i suoi figliuoli l’uno re delle Spagne e dell’America, l’altro imperadore della Germania gli contendessero il pane che potea prolungarli la vita. Luigi XIV, che pur crediamo beato pel titolo di grande, morì governato dalla druda e segnò l’editto di Nantes sacrificando per la superstizione d’una meritrice, più milioni di sudditi con che diminuì la popolazione, l’industria e il commercio del suo regno e arricchì e l’Olanda e i paesi protestanti co’ quali egli aveva guerreggiato siìlungamente. E quant’altri mai fra gli uomini illustri de’ secoli lontani e vicini non ci sono documenti terribili, che poichè s’è saziati ed infastiditi della passione