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ti ei più felici. Nè il mondo tutto intero ardiva resistere alla possanza d’Alessandro, nè la fortuna fu nemica mai della sua gloria, nè la stessa filosofia poteva in verun modo non perdonare gli stessi vizi di quell’eccelso mortale, a cui la natura avea data bellezza, ingegno e valore; a cui l’educazione nella filosofia avea somministrato il tesoro delle scienze e la costanza ne’ sublimi principii della morale: ma egli acquistato avea sommo potere, somma, gloria somma soddisfazione di passioni, e quindi sazietà e noia di que’beni medesimi a’ quali aveva si affannosamente aspirato.
Ecco il domatore del mondo, il distribuitore di tanti imperi, l’adoratore de’poemi d’Omero, l’alunno delle scienze della Grecia, colui che era adorato per Iddio, e che Dio s’era egli composto nell’ubriachezza della sua gloria, eccolo nella fine della sua vita, poco dopo i trent’anni, astrologo scrupoloso per agitare in qualche modo la sua misera empietà; eccolo prostrato, superstizioso ardere incensi tremando, immolare vittime ai Numi, e cercare un’altra passione più potente di quella ch’egli aveva già dissipata; ma questa passione non era quella che avea posta in lui la natura. Le sterminate vittorie di Selim II nell’Europa e nell’Asia ridussero