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tani paesi. Sommo applauso infatti si può ricavare per queste vie, e lo vediamo dalle lodi che l’Algarotti ebbe a suo tempo; ma quanto poca gloria, il fatto lo mostra; poichè mancatigli i fautori, gli va mancando il nome, e fra non molto chi parlerà più delle opere dell’Algarotti?

Questi vizi in cui la passione della gloria degenera si fattamente che d’amore diventa libidine, stanno talvolta anche negli uomini grandi; a tanto l’ambizione e l’orgoglio versano tenebre su la mente più illuminata. Tacerò delle lettere del giovine Plinio, che non ha fama se non per esse; ma a mio credere non è degno che la posterità abbia tanta cura di lui se non perchè fu nipote ed allievo del filosofo Plinio, e perchè fu amico di Tacito, e perchè fu console in Roma sotto l’imperio del grande Traiano. Quelle lettere familiari ed amichevoli pubblicate da Plinio sono pur chiara prova ch’ei presumeva assai gloria letteraria dal suo commercio epistolare, quasi, che l’universo dovesse accorarsi degli affannucci privati d’uno scrittore, che pochi altri frutti del suo ingegno aveva dato a’ Romani. Parlerò bensi di Cicerone il quale se pur meritava scusa dai contemporanei e ringraziamento dai posteri per