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scrittori non hanno mai nulla scritto. Affettano sempre moderazione, e virtù, e buon gusto; ed ottimi in parole se ne valgono per gettar fiele sopra qualche piaga letteraria o morale di alcun altro che non vivendo con le adulazioni e i favori, è naturalmente sconosciuto, nè ascoltato mai; e quindi convertono in proprio merito le altrui colpe. Si fatta era la letteratura nella corte di Roma, e in tutte le capitali de’ piccoli principi, i quali avendo da governare un milione appena di sudditi o poco più non poteano non immischiarsi ne’ pettegolezzi delle loro città, e più de’ letterati che sono per se stessi i più frequenti e i più clamorosi.
Alcuni intanto di questi letterati che cercano applauso per convertirlo in favore essendo o più facoltosi o più intraprendenti si pongono a viaggiare, vanno in corti di principi stranieri, fanno prova di letteratura, e di spirito, regalano libri, presentano dediche a celebri letterati stranieri ed a’ potenti ministri, scrivono novelle e meraviglie a’ letterati loro compatriotti e coaccademici, e mentre questi borbottano nelle loro celle romite, accattano voti e lodi da’ giornalisti, si fanno coniare medaglie, fanno quà e là proseliti, piantano come fanno i negozianti case di corrispondenza, e fattoriene lon-