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perchè recitasse alcuna poesia. Ed ei recitò versi di alcuni poeti e tutti ascoltavano attentamente giudicandone ciascuno e liquefacendosi l’anima, finchè il vicino intuonò un sonetto; e nell’intuonarlo additò l’autore e l’autore era l’ospite cieco. Ad ogni verso fu interrotto da lodi e da meraviglie, e l’adulazione sfoggiata di que famosi letterati era tanta che taluno ascriveva il sonetto al Petrarca, tal’altro al Tasso, mentre il povero cieco umile in tanta gloria, non osando palesarsi s’alzò pregando i suoi convitati che lo favorissero la domenica seguente in campagna. Simili aneddoti non si trovano scritti ne libri, ma la lezione che somministrano si può abbondantemente raccogliere vivendo tra gli uomini.
Dal commercio epistolage dei letterati, ove fosse pubblico, avrebbesi una serie lunga di documenti della mala fede letteraria; si loda il libro all’autore che lo regala, e si accusa spesso con la stessa penna dietro le spalle: onde chi di siffatte lodi si fa bello, e si crede perciò coronato da Minerva e da Febo è ingannato, ed inganna; inganni reciproci, e cecità di mente la quale tutta deriva dall’amor dell’applauso; si palpa per esser palpato, si compra vilmente poche ore di fama perchè manca il coraggio e le forze