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bievolmente erano ad un tempo tribunali e parte nella distribuzione de’ premi. Una ridicola prova di questa verità, ridicola e miserabile a un tempo mi occorse sono alcuni anni,quand’io giovinetto cercando di conoscere di vista gli nomini che erano in qualche concetto negli studi,nota per imparare da essi letteratura, imparai invece esperienza di mondo letterario e conobbi presto per mia fortuna che chi ama gli applausi perde l’onore delle lettere. Viveva in Italia, e vive un uomo celebre per la sua inesauribile vena di comporre interminabili poemi, e per la sua generosità verso gli stampatori ed i letterati che lo rimunerarono con nitide edizioni ed encomi. Quest’uomo, prescindendo dal suo poetico errore, era del rimanente degno di gratitudine per la sua liberalità, e di rispetto per la tranquilla dignità della sua vita,e di compassione per la misera infermità che gli avea rapito il lume degli occhi. Raccoglieva a convito molti letterati dimoranti nella sua città illustre allora per un’accademia reale e per molti antichi personaggi che godevano di alta fama nelle scuole italiane. Trovaimi io pure benchè giovinetto ed ultimo, ultimo fra cotanto senno, e sul finir della mensa uno de’letterati richiese un giovine segretario dell’ospite