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dida miseria della celebrità, onde scriveva nelle lettere senili: Haec fama, hoc mihi praestitit ut noscerer et vexarer.
Ma io vi ho fino ad ora parlato della gloria applicandola a grand’ingegni, e l’ho riguardata soltanto nelle sue naturali e generose disavventure; nè vi ho ancora mostrato le sue false, bastarde, vituperose degenerazioni. Che se l’amore di gloria in chi veracemente e sommamente la merita è sorgente di calamità, quando poi vive in persone basse ed indegne non può se non contrarre tutta la viltà e la sciocchezza, e la malignità delle anime dalle quali è nudrito. E nondimeno se quanto avete fino ad ora ascoltato può iniziarvi nella cognizione della storia letteraria, ciò che intorno alla gloria mi resta di dirvi vi sarà necessario giornalmente nella pratica della vostra vita, e gli esempi sono contemporanei, concittadini, e domestici, e sempre in tutti i secoli, ed in tutte le città, ed in ogni genere di governi. Poichè dunque io non mi stanco di palesarvi ciò che mi sembra vero, voi dal canto vostro non istancatevi d’ascoltare ciò che non può esservi che di vantaggio; se non altro valga a procacciarmi una più lunga attenzione l’amore e la cura con cui mi