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tutte le fatiche di chi dopo aver sudato per molti anni e vegliato, dopo aver sacrificato alla gloria le comodità della vita, la pace domestica, e spesso la stima vera e reale de’propri concittadini, s’accorge finalmente che la fama sua non è che rumore nel mondo. E di questo disinganno sono pieni i libri de’ più celebri e più gloriosi letterati; e Dante che pur visse infelicissimo, bastandogli di consolazione nelle persecuzioni, di nutrimento nella indigenza, e di rifugio nell’esilio il fuoco e la casa magica della gloria, esclamò spesso:
Ahi che il mondan rumor non è che un fiato

          Di vento, che or vien quinci ed or vien quindi
          E muta nome perchè muta lato.

E il Petrarca ne’ trionfi scritti quando rivoltosi in età più matura alla filosofia, si toglieva dagli occhi quel velo che aveva sì dolcemente illusa la sua gioventù tra gli studi, cantò con dolore:

     Ah ciechi! il tanto affaticar che giova?
          Tutti torniamo alla gran madre antica
          E il nostro nome appena si ritrova.

Per questo disinganno vediamo nella storia letteraria tanti uomini, che pur poteano lusingarsi di vera ed utile gloria, e che nondimeno dopo i primi e nobili tentativi si rimasero da