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mandava d’essere nudrito nel Pritaneo a spese della repubblica. Vero è che se da provvedimenti de’governi e de’ principi i letterati possono attendersi che siano liberati dalla povertà, non però devono credere che la letteratura sia ad essi per ciò solo sorgente di prospera vita: che anche questa fiducia si converte sovente in grave calamità. Non tutti i governi possono amare il vero, e quindi se i letterati non secondano le loro passioni danneggiano a se stessi; se le secondano danneggiano la loro fama e la loro patria. Inoltre l’instabilità delle cose mortali cangia a sua voglia, e in breve spazio di tempo le costituzioni delle città ed i Principi; e chi era nemico del tuo re diventa in brevissimo tempo tuo padrone; non puoi quindi servire all’uno e all’altro senza essere ingrato verso uno di loro, o se continui a lodare chi t’avea prima beneficato, corri grave pericolo di perder gli emolumenti che ti erano unica rendita. E quando si voglia serbare ogni umano rispetto, benchè non s’abbia nessun patrimonio, bisogna abbandonare in tutto le lettere e darsi ad un più sicuro mestiere, o sopportare con egregia costanza amando fedelmente le sue muse, senza patire che le calamità dell’indigenza valgano a contaminarle.