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le ossa di mille proscritti, non degli uomini infiniti beneficati da Antonio; non dal popolo Romano in somma, a cui tutti quegli uomini celebri che disprezzavano Orazio, doveano pure avere ispirato lo stesso disprezzo. E per quanto un poeta scriva squisitamente, tutti coloro che hanno giuste ragioni di essere avversi non sono allettati dall’arte sua; Orazio dunque viveva in ira a una gran parte de’ suoi concittadini, nè da quest’ira, nè da questo disprezzo potea redimersi con l’oro di Mecenate e d’Augusto. E poichè egli confessa che lo scopo principale della sua poesia era il guadagno, io lo loderò di esser riescito nell’intento. Ma all’amore dell’oro s’aggiungeva anche in Orazio il desiderio di fama, e il timore dell’altrui sdegno, l’ambizione insomma e molte delle altre passioni che governano l’uomo, e di ciò fa testimonianza il suo libro. Soddisfatto il desiderio della ricchezza, queste passioni dovevano senza dubbio agitarsi in lui più fortemente; ma non potè soddisfare anche queste passioni le quali benchè seconde, furono lunghe e più infelici. È notabile che mentre egli si sbraccia a lodare or l’uno or l’altro degli scrittori suoi coetanei, niuno ad ogni modo non nomina Orazio, nè Virgilio a cui diresse tre odi; nè il