ni, e per tutte l’età del mondo. Rispondesi con l’esempio di Orazio, che quantunque egli adornasse la falsità e perseguitasse malignamente tutti quelli che erano odiati da Ottaviano, non però fallì il suo intento, perchè visse piacevolmente, ed è anche a’di nostri reputato fra i poeti che furono in vita più lieti e dopo morte più gloriosi. Così si stima da chi non guarda nè dirittamente nè spregiudicatamente: a me in vece pare il contrario. Dico dunque che se gli agi e il favore de’ potenti bastano alla felicità della vita, confesso che Orazio fu felicissimo; se le lodi de’ critici, de’retori, e di tutti coloro che riguardano le lettere come i suoni della musica, confesso anche che Orazio è glorioso poeta. Ma le ricchezze e gli agi non possono dare assai di quelle cose di cui tutti gli uomini e specialmente i letterati nutrono desiderio: certo che se Orazio adulava i vizi d’Augusto e de’ suoi cortigiani non peteva essere nè stimato, nè amato da quegli antichi compagni di Catone, di Cicerone, di Pompeo; non da letterati che pur venerano ancor la memoria di queste grandi anime; non dagli amatori della repubblica; non da coloro che piangevano ancora sulle carnificine d’Augusto e che per tutta Italia cercavano di raccogliere