no chi sel crede ne profitti, ch’io mi rimarrò in quella sentenza di Platone: che due freni hanno gli uomini in società, il pudore e il patibolo. Però parmi che chi perde il pudore non può avere altri maestri che lo divezzino dalle colpe tranne il carceriere e il carnefice. Ora due sono in ogni stato le fazioni perpetue le quali cospirano colla loro tacita discordia alla concordia comune d’una nazione; gli oppressori e gli oppressi. Non si può pigliare. tutte le parti dell’uno senza offendere le ragioni dell’altro: le leggi pongono è vero l’equilibrio tra le forze di queste fazioni, ma se condannano certe colpe e ricompensano certe virtù non però valgono a correggere le triste abitudini ed i vizi inerenti in queste due sette. Più delle leggi può bensì la forza delle ragioni e l’onore delle opinioni, e forse quest’onore stà nella voce degli scrittori che possono insinuarlo; se gli scrittori dunque adulano l’una delle due fazioni sono odiati dall’altra, se tutte e due sono tenuti uomini vili e leggeri e non si tardi, perchè le loro arti sono per proprio istituto palesi. Non resta dunque che di dire il vero, il quale se in alcuni tempi e da taluni spesso perseguitato, vive ad ogni modo e regna sempre nella maggior parte degli uomi-