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Pindaro dunque non distoglieva la letteratura dal suo fine principale; che s’egli perciò voleva raccorre da lei alcun agio alla vita, chi può ascriverlo a disonore ed a colpa?
Vero è ch’ei si sarebbe procacciato più merito con la poesia e con la virtù, s’egli avesse aspirato ad un prezzo assai più magnifico della ricchezza, quello cioè di applaudire al valore e alla gloria senza alcun interesse. Ma quanta diversità nondimeno in Orazio, Virgilio, e Pindaro! Orazio assoggettava la letteratura interamente e positivamente al guadagno. Datemi danaro e maledico le ceneri di Bruto; poi si vede ricco e non fa più versi. Virgilio l’assoggettava al guadagno negativamente ed in parte; a lui bastava l’aver ricchezze dal principe per viversi indipendente ed attendere a’viaggi ed agli studi rimunerò il principe coll’incenso dell’adulazione, ma incenso non misto mai al fuoco di vittime umane. Di fatti sappiamo che il quarto libro del perfetto poema delle Georgiche finiva con un episodio in lode di Gallo; Gallo era stato benefattore, e viveva amico di Virgilio; ma congiurò contro Augusto, e fu punito; il poeta avea cantato neget quis carmina Gallo? ma aveva pur cantato Dulces ante omnia musae; non volle dunque sacrificare per feri-