Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
264 |
che per denaro. Sappiamo che Virgilio e Pindaro vollero pur essi ritrarre ricchezze dal loro ingegno, ed è da notarsi che Orazio in un’ode diretta a Virgilio gli scrive
Mitte tristitiam et studium lucri,
Ma quest’amore di lucro non trasse Virgilio a verun atto inumano, nè a niuna professione d’impudenza e di codardia. La memoria di Cicerone doveva esser temuta da Augusto quanto l presenza di Labeone; Virgilio non insulta mai Cicerone; ma non lo nomina mai: con si fatto temperamento provide e al debito di cortigiano, e a quello d’uomo amico delle lettere; e infatti quando in certe cose non è libera la parola è liberissimo sempre il silenzio. Quanto a Pindaro quel suo desiderio di cambiare i frutti del suo ingegno per mezzo della richezza ha del giusto e del generoso. Io, dic’egli, fui adornato dal cielo del dono di esaltare con l’armonia e con l’immortalità del canto le nobili imprese, e mandar luminosi nel lontano avvenire i nomi degli uomini. Or voi vincitori lieti dei doni della fortuna compensate chi vi fa più bella e più permanente la corona della vittoria. Tutti non possono possedere i favori de’numi: a me diè il fato l’amabile canto, e a voi le nobili imprese che vi recano, e possanza e dovizia; ed