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pieghi e privati che possono procacciar ricchezze. Avendo egli come letterato rapporto unico quasi e diretto colle passioni e le opinioni degli uomini, certo è che egli non può se non secondare le passioni e le opinioni, quali pur sieno, di coloro che essendo ricchi e potenti gli possono essere liberali di danaro e di cariche. E certo è, parmi, per direttissima conseguenza, che tutto quello che piace alla ricchezza deve essere adornato da questo scrittore, e tutto quello che le dispiace vituperato e taciuto. Non già che si debba stranamente disprezzare la ricchezza, poichè finchè si vive in una società ove il danaro è il rappresentante di tutte le necessità ed i comodi della vita, ed è inoltre strumento dell’individuale indipendenza, non si può disprezzare senza essere o divinamente esenti da ogni umano bisogno, o stolidamente incuranti della propria indipendenza. Inoltre la ricchezza presa assolutamente in se stessa non può se non destarci certo desiderio ed anche certa stima di se. Infatti a questa idea di ricchezza sono associate le idee di educazione nobile e liberale, d’industria e d’attività nell’aquistarla; di facoltà di giovare alle arti, di beneficare gli amici, di sollevare gli oppressi, l’idea finalmente di grandezza d’animo e di li-