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che verità che possiamo conoscere, a far aborrire i vizi ed amar le virtù dell’umana natura eccitando le più generose passioni, e rintuzzando le più maligne, non fa d’uopo ch’io proceda a di mostrar velo da che parla la cosa stessa. Che se, come pensano i detrattoti degli umani istituti, le lettere sono corrompitrici dell’uomo, questa colpa è ad ogni modo da ascriversi alla eterna ed arcana natura che ha dato ad ognuno sì fatti bisogni, e sì fatte facoltà; or finch’essi declamando non possono cangiare nè in ciò, nè in verun’altra cosa il sistema del mondo, noi ci contenteremo di tollerarlo virilmente, e di valersene accortamente dacchè la natura nel tempo stesso ci ha dotati e di coraggio contro i mali inevitabili e di accorgimento per profittare dei beni toccati in sorte alla nostra specie. Sia dunque un bene o un male la vita, vero è che viviamo; sia bene sia male la letteratura, non è meno vero che nel mondo vi fu sempre e vi sarà finchè i pensieri e gli affetti degli uomini avranno bisogno di una comunicazione reciproca. A voi spetta di far della vita e delle lettere l’uso migliore, o se così più vi giova, d’abbandonarle, che niuna forza o ragione può nè opporsi nè costringere a si fatto divorzio. Bensì chiunque per natu-