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ta, Chi avesse tanto capitale letterario e tanta industria e fortuna ad un tempo da fare unitamente questi tre traffici, sì ch’ei provedesse nel tratto medesimo, e alla felicità della mente, e alla gloria del nome e alle comodità della vita, quei senza dubbio sarebbe giudicato sapientissimo e felicissimo tra gli uomini tutti. Ma la sapienza e la felicità non sono se non desiderio dell’uomo; nè potrebbe essere sapiente o felice che quando cessasse di desiderare; invece vediamo che siamo creati per vivere in desiderio continuo; e la speranza e il timore che sono elementi come dell’umana vita, così del desiderio, sono ad un tempo voleri della sapienza e d’ogni tranquilla felicità.

Resta dunque, o giovani, che l’uomo rassegnandosi ai decreti della natura, tenti almeno di trarne il maggiore vantaggio o il minor danno possibile. La letteratura è, come io credo di aver dimostrato’altra volta, inerente ai bisogni e alla facoltà dell’umana società, ed io la definirei la facoltà di diffondere e di perpetuare il pensiero. E quanto questa diffusione e questa perpetuità, eccitando le passioni e l’ingegno degli uomini riesca a riunirli sempre più in società, ad alimentare l’operosa attività del loro intelletto, o a propagare le po-