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noi tutti una parte di vita, rapì a me la migliore e per sempre. Ch’io non potrò più spendere omai le poche mie forze in vantaggio vostro, nè parlarvi sovente, nè spirarvi nell’animo (non dirò le più utili istituzioni di letteratura) ma certamente l’amore delle lettere, e l’amor della patria, da che l’uno non può mai andare disgiunto dall’altro. Avrei così stabilito tra voi e me, un patto d’alleanza sotto gli auspici delle muse e dell’Italia, si che quand’anche dopo que to mese non mi fosse più dato di rivedervi, quand’anche le mie opinioni dissentissero dalle vostre, il patto rimarrebbe santificato in voi dalla memoria della mia buona volontà, ed in me dalla gratitudine per la vostra fiducia nell’ascoltarmi.

Or a me non rimane che di vedervi ancora poche volte, ma senza lusinga d’avere spazio ad ammaestrarvi in ciò ch’io posso sapere; pero non dissimulo ch’io colgo questi ultimi avanzi di tempo non per altro che per mirarvi qui radunati e vivere almen quanto ancor posso tra voi, e confortarvi ad amare nobilmente le lettere e con l’amor vostro per esse e con le speranze che il vostro numero e la vostra giovinezza mi porge a confortarmi io pure a non abbandonarle in sì difficili tempi. Poichè ormai