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nel corso di quest’articolo la profonda e indelebile impronta del suo secolo. A quell’epoca in cui la forza giunger facevasi fino all’ecccsso, l’originalità sino alla più strana fantasticaggine; tutto era grandioso, delitti e passioni, vizi e virtù. La vendetta era un dovere una legge; lasciare impunita un’offesa era lo stesso che perdere la dignità di uomo. Quando il nostro poeta percorre l’inferno, un’ombra minaccevole fissa su di lui sguardi feroci; Virgilio, che arrestar lo vede gli ordina di proseguire il viaggio:
O duca mio, la violenta morte,
Che non gli è vendicata ancor, diss’io,
Per alcun che dell’onta sia consorte,
Fece lui disdegnoso: onde sen gio
Senza parlarmi si com’io stimo;
Ed in ciò m’ha e’ fatto a se più pio.
Inf., c. xx, 31, 36.
Quest’uomo straordinario alle cui opere tanti critici han consacrate le loro veglie, non ha sinora trovato uno storico degno di lui; niuno ha saputo penetrar finora intimamente nello spirito del medio evo, onde perfettamente schiarire ai nostri occhi un così grande ma non men bizzarro fenomeno. Perchè si compia un tal disegno, bisognerebbe non solo, siccome mi son