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i luoghi, coprivano l’intiero paese, facevansi venerare, odiare e temere, e davano al popolo impaurito lo spettacolo della loro orgogliosa umiltà, dei loro cenci, delle austerità loro, e de’ roghi accesi dalle loro mani. Apransi gli annali dell’inglese benedettino Matteo Paris scrittore di quei tempi, là dove egli parla de’ frati mendicanti. «Il popolo, dic’egli, gli chiama ipocriti, furbi, traditori, adulatori de’ re, consiglieri interessati de’ principi e de’ magnati, predecessori dell’anticristo, falsi apostoli, nemici della vera religione, prevaricatori, tesorieri, violatori del segreto della confessione, usurpatori di province, ambiziosi che nascondono i loro vizi sotto il velo della pietà1».

Allora malgrado il pubblico grido che attaccava quest’armata ambulatoria di mendicanti, malgrado i suoi vizi e le sue colpe, i suoi membri godevano un immenso potere. I domenicani moltiplicarono gli Auto-da-fès a tal segno che Benedetto XI tutto che domenicano egli stesso, fu obbligato di reprimere, con un breve minaccevole, il loro zelo ed ardore a bruciare gli eretici2. Un francescano, fra Giovanni di Vicenza, cambiava le costituzioni della

  1. Hist. Angl. ad an. 1256, pag. 939, edit. 1640.
  2. 11 Marzo 1304.